Dirigenti Avis, quale futuro per l’associazione?
Occhi puntati sulla “partecipazione alla governance associativa”: il tema dell’impegno in ambito dirigenziale è stato infatti al centro della mattinata del 28 gennaio scorso a villa Cagnola di Gazzada.
Una mattinata in cui si è fatto il punto della situazione, anche grazie alla raccolta di alcuni dati (avvenuta attraverso un questionario distribuito alle Avis comunali del territorio nei mesi scorsi) e grazie al contributo portato dai relatori: Vincenzo Saturni, presidente Avis nazionale, Rina Latu, responsabile scuola Avis Nazionale, Elena Marta, docente dell’Università Cattolica di Milano e Luigi Tagliabue, coordinatore Avis Nazionale. Al tavolo c’erano anche Aldo Cardani, presidente Avis Sovracomunale medio Varesotto e Gianpiero Badanai, presidente Avis Provinciale Varese, che hanno promosso questo appuntamento.
La sfida emersa è quella del maggiore coinvolgimento nelle cariche dirigenziali dell’associazione che passa attraverso comunicazione, conoscenza reciproca, relazioni più strette e cura dei legami che si creano sui singoli territori.
«Da un lato – spiega Saturni commentando i dati raccolti – emerge da parte dei dirigenti attuali un desiderio ad impegnarsi legato alla voglia di lasciarsi coinvolgere e di stare insieme, dall’altra parte però emerge anche una scarsa conoscenza da parte dei donatori di quelle che sono le dinamiche della vita di una associazione come Avis». «I dati che abbiamo raccolto – aggiunge Saturni – offrono molti spunti di riflessione per il futuro». A lui ha fatto eco Rina Latu: «Non spaventiamoci e non spaventiamo le persone che devono assumersi delle responsabilità: molte persone non entrano nei ruoli perché non sono a conoscenza di quello che sta dietro l’associazione». E proprio sulla necessità di pensare ad una maggiore comunicazione e ad un coinvolgimento basato sulle relazioni ha messo l’accento Elena Marta. «Occorre saper guardare oltre – ha detto la docente – e riuscire a capire che chi ci sta di fronte deve essere coinvolto e attivato: l’impegno necessita che sia dato un senso a ciò che si fa». E se è pur vero che non esiste una ricetta che sia buona e valida per tutti, certamente il passo fatto con il convegno è molto importante, perché rappresenta un tentativo di leggere la realtà che ci circonda, di interpretarla e di volerne accettare le sfide.